“Toglietemi gli affetti e sarò un’alga fuori dal mare” scrive Woolf all’amica Ethel Smyth, suffragista e compositrice della celebre The march of the women
Tra le amicizie femminili e con un carteggio più intenso di Virginia Woolf ci fu Ethel Mary Smyth (Londra, 23 aprile 1858 – Woking, 8 maggio 1944), attivista del movimento suffragista Women’s Social and Political Union (Wspu) fondato da Emmeline Pankhurst (interpretata da Meryl Streep nel film Suffragette).
Ethel Smyth fu autrice, nel 1911, dellaThe March of the Women, in italiano: La Marcia delle Donne, che inventò l’inno del movimento suffragista ed ancora oggi è un canto molto noto.
Per il suo attivismo nella Wspu e gli atti di disobbedienza civile Smyth venne anche incarcerata, insieme a Pankhurst e ad un centinaio di altre sostenitrici della causa per il diritto di voto alle donne.
Smyth fu grande amica di Woolf con cui ebbe uno scambio epistolare.
In questo podcast Michela Mazzarini, legge una delle lettere di Virginia (Monks House Rodmell Sussex – 19 agosto 1930) a Ethel sulla preziosità dell’amicizia.
The march of women di Ethel Smyth
nella versione del Seattle Pro Musica del novembre 2020
Di seguito i testi di alcune lettere di Virginia Woolf a Ethel Smyth:
“Toglietemi gli affetti e sarò un’alga fuori dal mare, la carcassa di un granchio, un guscio vuoto. Le interiora, il midollo, il succo, la polpa, la stessa mia luce, non ne resterebbe più nulla. Sarei spazzata via, finirei in una pozzanghera e annegherei. Toglietemi l’amore per gli amici e il sentimento bruciante e continuo dell’importanza, dell’insondabilità e del fascino della vita umana e non sarei altro che una membrana, una fibra, senza colore e senza vita, buona solo per essere buttata via come una deiezione“.
“Come posso avere una bella scrittura se il mio scopo è quello di esprimere con la maggiore esattezza possibile qualcosa che che non sia mai stato detto, che deve essere detto per la prima volta. E quindi rinuncio alla bellezza, la lascio come fosse un dono per la prossima generazione. La mia parte è stata, forse, quella di aggiungere qualche arnese alla cassetta degli strumenti del mestiere. […]”
“Penso che la difficoltà sia che scrivo seguendo un ritmo e non una trama. […] E così, sebbene l’elemento ritmico mi sia più naturale che non quello narrativo, questo è completamente in antitesi con la tradizione della narrativa e tutto il tempo sono alla ricerca di qualche corda da gettare al lettore”
“Domani riceverò una lettera da Ethel. Mi vestirò lentamente; perderò tempo a parlare; ascolterò notizie sul funerale […] metterò la mia tavola per scrivere sulle ginocchia; e mi immergerò, come una sommozzatrice, con molta cautela nell’ultima frase che ho scritto ieri. Poi, dopo venti minuti forse, o magari di più, vedrò una luce nel profondo del mare, e mi avvicinerò furtivamente…poiché le nostre frasi sono solo approssimazioni, una rete lanciata su perle di mare che potrebbero svanire; e che, una volta riportate in superficie, saranno completamente diverse da come le avevo viste sott’acqua.”
28 settembre 1930
“I’m awfully proud—thats not the right phrase—that you’ve started again on the autobiography, partly owing to me. I was thinking the other night that there’s never been a womans autobiography. Nothing to compare with Rousseau. Chastity and modesty I suppose have been the reason. Now why shouldnt you be not only the first woman to write an opera, but equally the first to tell the truths about herself? Isnt the great artist the only person to tell the truth? I should like an analysis of your sex life. As Rousseau did his. More introspection. More intimacy. I leave it to you; for as you see I cant make my pen take my ply this cold morning.”
24 December 1940
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