Il figlio di Vita Sackville-West, amica intima di Virginia Woolf, ricorda quanto la sua “zia preferita” fosse “bellissima, allegra e creativa”. Tanti gli aneddoti in un’intervista con Enzo Biagi del 1980.
“Una volta Virginia Woolf mi disse: niente succede se non viene descritto. Intendeva descrivere per iscritto, con parole. Mi diceva devi tenere un diario, devi scrivere lettere ai tuoi genitori e a me, mettere giù le tue esperienze anche le più piccole, più sono piccole più sono banali e più sono interessanti. Era ciò che lei stessa faceva”. Sono le parole di Nigel Nicolson, figlio della scrittrice Vita Sackville-West e del diplomatico Harold Nicolson, che, in un’intervista col giornalista Enzo Biagi realizzata nel 1980, racconta delle frequentazioni avute, da bambino, con Virginia Woolf. Virginia e Vita, infatti, ebbero un relazione che le portò a frequentarsi (e a scriversi) per una decina d’anni.
“Le piaceva l’uso delle parole”
“Ricordo Virginia molto bene, anche se è morta quand’ero adolescente – racconta Nicolson nell’intervista -. Veniva spesso qui, era amica intima di mia madre. Mandava va mia madre e ci faceva interrogatori sulla nostra vita da scolari. L’infanzia la interessava come una di quelle sfaccettature della personalità umana di cui tutti abbiamo fatto esperienza ma che nessuno ricorda con precisione. Virginia era bellissima, molto allegra e di carattere simpatico. Solo dopo la sua morte ho saputo che ogni tanto diventava folle, con noi non ne dava alcun segno. Dopo attacchi di follia che duravano anche due o tre mesi, la sua mente era schiarita come il cielo dopo un temporale. Era molto curiosa, si soffermava sulle cose intime della nostra vita che le confidavamo, ma lo faceva in modo divertente. La vita stessa l’affascinava, le piaceva l’uso delle parole. Era la persona più creativa che abbia mai conosciuta”.
“Era la nostra ‘zia’ preferita”
A tal proposito Nicolson, uno dei due figli di Vita, autore del libro ‘Ritratto di un matrimonio – Un’esistenza esemplarmente scandalosa’ che racconta la storia dei suoi genitori , racconta di un viaggio verso Londra fatto da solo in treno con Woolf quando aveva 14 anni: la scrittrice diede prova della sua creatività raccontando una storia riguardante il bigliettaio che era sul mezzo: “Per tutta la durata del viaggio, di un’oretta, mi bisbigliò tutta la storia, inventata, su quell’uomo: quel poveretto non si rese conto di essere protagonista di un romanzo completo di Virginia Woolf! La sua fantasia era straordinaria. E naturalmente era abbastanza lusinghiero per dei bambini essere trattati con tanto interesse da una persona che era riconosciuta come la più grande delle scrittrici del suo tempo. Se ne parlava come di un grande genio. Ce ne rendevamo conto, ma Virginia non ci intimoriva, per noi era la nostra ‘zia’ preferita e quando mia madre diceva ‘oggi viene Virginia’ noi rispondevamo bene!… se invece annunciava l’arrivo della sorella di Virginia, Vanessa Stephen Bell, scappavamo perché ci incuteva molta più soggezione”.
“Virginia era socievole, amava la gente“
A proposito del rapporto tra Vita e Virginia Nicolson ha raccontato: “Mia madre (un’aristocratica, morta nel 1962; nell’arco della sua vita scrisse una 30ina di libri, ndr) negli anni divenne molto schiva. Quando era giovane invece era molto aperta e socievole, ma poi dopo essere diventata romanziera, poetessa ed esperta di giardinaggio, si rinchiuse, al contrario di Virginia Woolf che era molto più socievole, amava la gente, le feste. Woolf aveva una casa in campagna, ma passava la gran parte del suo tempo a Londra e questa credo sia la ragione per cui mia madre e Virginia si separarono dopo essere state amiche intime per quasi 10 anni. Negli ultimi anni di vita di Virginia Woolf (che si lasciò annegare nel fiume Ouse nel 1941) si erano praticamente lasciate”.
Il diario in italiano di Vita
Curiosi anche alcuni aspetti della storia di Vita Sackville-West: “Mia madre divideva la sua vita tra persone aristocratiche e il circolo di Bloomsbury (tra le cui fondatrici c’erano Virginia, Vanessa e il fratello Thoby). Cominciò a scrivere molto presto, a 12 anni, romanzi, commedie, poesie, in inglese ma anche in francese e italiano, lingue che parlava perfettamente. Teneva un diario in Italiano così sua madre non lo poteva leggere”.
Il figlio di Vita Sackville-West parla dei genitori, entrambi omosessuali, come “pionieri” del matrimonio aperto, ponendo la questione anche nell’ottica dell‘indipendenza femminile: “La moglie non deve subordinare i suoi svaghi, i suoi divertimenti, i suoi interessi a quello che fa il marito; entrambi devono contribuire alla vita dell’altro, devono vivere la vita nella sua pienezza, devono fare cose separatamente, devono creare una propria reputazione, devono essere conosciuti per motivi diversi. Mia madre era conosciuta come scrittrice ed esperta di giardinaggio”.
Quelle donne nate per il salotto…
Nicolson, parlando della sua epoca e del suo ambiente, si dice “irritato” da donne “incapaci di prendere decisioni, di fare programmi per il futuro, incompetenti per le cose fondamentali della vita, il denaro, l’amore”. Figure che ricordano un po’ le ‘figlie di famiglia’, ‘nate per il salotto’ che la stessa Woolf denuncia in Phyllis & Rosamond , racconto da cui prende spunti il Virginia Woolf Project – ViWoP. “Ora però che le donne hanno maggiori responsabilità, lavorano – conclude Nicolson nell’intervista del 1980 -, tutto questo sta cambiando molto rapidamente. I giovani mettono in comune le loro qualità molto di più di quanto accadeva nella mia generazione; gli uomini dovrebbero diventare più gentili, le donne più competenti, ma ci stiamo arrivando”.
L’intervista si conclude con le immagini della ‘torre’ che Vita aveva adattato a biblioteca e soggiorno: tra le sue reliquie personali c’era una foto di Virginia.
Liberamente tratto dall’intervista, realizzata nel 1980, di Enzo Biagi a Nigel Nicolson, figlio della scrittrice Vita Sackville-West, nel ciclo di incontri sul tema ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ della serie ‘Made in England’, disponibile su archive.org e nelle Teche Rai
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