Nella raccolta autobiografica “Momenti di essere” Virginia si ricorda bambina e racconta la sensazione di stare come “in un acino d’uva“
La bibliofila Noemi Veneziani ha scelto per il Virginia Woolf Project un estratto dalla raccolta ‘Momenti di essere. Schizzi autobiografici’ in cui Virginia si descrive bambina, ricorda l’impressione delle onde, al mare, in Cornovaglia, e la sensazione di stare come “in un acino d’uva”.
Woolf non è mai andata a scuola
Woolf trova difficile raccontarsi perché, spiega, non è mai andata a scuola e le è mancato il confronto con i coetanei. Ma alla fine la sua scrittura creativa dirompe: Virginia si immagina pittrice e ci trascina nel suo mondo di colori e suoni.
I ‘Momenti di essere’ di Virginia
‘Momenti di essere’ è una raccolta di pagine scritte da Woolf fra il 1907 e il 1940 e pubblicate postume in cui la scrittrice inglese tratta della sua infanzia, dei suoi genitori, della sorella e dei fratelli, così come del circolo di Bloomsbury.
Di seguito il testo dello stralcio, gentilmente letto per ViWoP proprio da Noemi Veneziani.
«Due giorni fa – per essere precisi era domenica 16 aprile 1939 – Nessa disse che se non mi fossi decisa a scrivere le mie memorie tra non molto sarei stata troppo vecchia per farlo. A ottantacinque anni avrei dimenticato tutto, come è accaduto alla povera Lady Strachey. E visto che sono stufa di scrivere la Vita di Roger, forse dedicherò due o tre mattine alla stesura di un rapido schizzo. […] Chi ero io? Adeline Virginia Stephen, seconda figlia di Leslie e Julia Prinsep Stephen, nata il 25 gennaio 1882, discesa da una numerosa ascendenza, in parte famosa, in parte oscura; nata in una famiglia molto ramificata, nata da genitori non ricchi ma agiati, nata in un mondo fine secolo che amava comunicare idee, scrivere lettere, farsi visita, conversare, elaborare idee; sicché potrei, se volessi, scrivere a lungo non solo di mia madre e mio padre, ma di zie e zii, di cugini e amici. Ma io non so quanto di tutto questo, né quale aspetto di tutto questo, mi fece provare quella sensazione nella stanza dei bambini a St Ives. Non so quanto io sia diversa dagli altri. Questa è un’altra difficoltà per chi scrive memorie. Pure, per descrivere se stessi in modo veritiero bisogna avere un criterio di paragone: ero intelligente, stupida, bella, brutta, appassionata, fredda…? Anche perché non andai mai a scuola, non dovetti mai competere con bambini della mia età non ebbi mai modo di mettere a confronto con quelli degli altri le mie doti e i miei difetti. Ma poi c’era una ragione esterna che spiegava l’intensità di quella prima impressione, l’impressione delle onde e della nappa sulla tenda; la sensazione, come talvolta me la descrivo, di stare in un acino d’uva e di vedere attraverso un velo di giallo semitrasparente: quell’impressione era dovuta in parte ai lunghi mesi trascorsi a Londra. Il cambiamento di stanza era un grande cambiamento. E c’era il lungo viaggio in treno; e l’eccitazione. Ricordo il buio; le luci; l’agitazione dell’andare a letto. ma per fermare la mente sulla stanza dei bambini: aveva il balcone; di là del divisorio il balcone continuava in quello della camera da letto di mio padre e mia madre. Mia madre si affacciava al suo balcone con indosso una vestaglia bianca. Sul muro cresceva la passiflora; grandi fiori a stella con venature viola, e grosse gemme verdi parte piene, parte vuote. Se fossi un pittore userei per queste prime impressioni il giallo pallido, l’argento, il verde. C’era la tenda giallo pallido; il mare verde; l’argento della passiflora. Dipingerei quella visione sferica, semitrasparente. Forme di petali incurvati, di conchiglie, di oggetti che fossero semitrasparenti; traccerei forme curve che lasciano trasparire la luce ma non restituiscono contorni netti. Tutto sarebbe grande e indistinto; e ciò che si vede verrebbe nello stesso tempo udito; suoni uscirebbero dal petalo, dalla foglia: suoni indistinguibili dalle immagini. Di suoni e di immagini sembrano fatte in egual misura queste prime impressioni. Quando penso a quel mattino presto, a letto, sento anche, cadere da grandi altezze, il gracchiare dei corvi.»
Questo brano, letto da Noemi Veneziani, è tratto da:
Momenti di essere. Schizzi autobiografici
Moments of Being – Uno schizzo del passato
Virginia Woolf
Traduzione di Adriana Bottini
Edizione a cura di Liliana Rampello
Ponte alle Grazie, Collana Scrittori 95
novembre 2019
Prima edizione italiana 1977 (La Tartaruga Edizioni)
In copertina: Virginia Woolf, Hulton Archive, George C. Beresford
Noemi Veneziani (1991), bibliofila e blogger, dopo aver conseguito la laurea in Filosofia nel 2015, ha continuato a dedicare alla propria passione per i libri i ritagli di tempo che riusciva a ricavarsi tra casa e lavoro.
Da settembre 2019 ha deciso d’impegnarsi totalmente alla realizzazione del proprio interesse per l’editoria.
Al momento, oltre che a curare il suo blog personale (bibliomemi.com) è articolista per il blog di Maremagnum.com.
Nel gennaio 2020, in occasione dell’ultima edizione del Salone della Cultura di Milano, è stata relatrice alla conferenza Donne bibliofile: una passione in crescita – accanto a Chiara Nicolini (Capo Dipartimento Libri della Pandolfi Casa d’Aste), Laura Bartoli (esperta e traduttrice di Charles Dickens) e Cristina Balbiano d’Aramengo (restauratrice e legatrice di libri).
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