Il femminismo praticato è sorellanza. E’ spirito di corpo che viene dalla militanza nella lotta contro il virus del patriarcato. Nel riconoscersi estranee al mondo maschile, ‘sorelle si diventa’. Se non ora, quando? Se non noi, chi?
Se non ora, quando? Se non io, chi?
Dapprima è stato un mantra. Un’ascesa alla consapevolezza. Un invito all’azione. Poi è divenuta una strada senza ritorno che ho scelto e lungo cui mi sono incamminata. Non mi omologo più. Scendo in campo con le altre a combattere una guerra che non prevede vincitrici. Sono l’esercito di una, l’esercito di tutte.
Donne non si nasce, lo si diventa, diceva Simone De Beauvoir. E’ crescita, è bozzolo che diviene farfalla, è seme che germoglia. Femministe sono coloro che, diventate donne, praticano la differenza, per sé e per le altre.
Conoscere, e poi frequentare, il gruppo di Se Non Ora, Quando? il 13 febbraio del 2011, durante la grande manifestazione di protesta spontanea tenutasi in tutta Italia a difesa delle donne, è stato come fare coming out: prima ho scoperto cosa c’era di diverso in me rispetto al ruolo che mi era stato assegnato come donna, poi ho accettato di essere diversa, quindi l’ho dichiarato e alla fine ho scoperto di non essere la sola.
Ho conosciuto grandi donne, comuni come me, che non mi hanno giudicata, con cui ho discusso, che colorano il mio mondo. Ogni giorno sono quel piccolo mondo di estranee che mi permette di continuare a credere.
Ho imparato che praticare il femminismo è lo scontro quotidiano tra ideale e realtà. Ma ti serve come l’aria. E’ l’ossigeno che ti mantiene in vita in un mondo devastato dalla pandemia ultramillenaria del virus del patriarcato.
Il vaccino non esiste, non ancora. Ma tu sei tra quelle che, contagiate come tutte alla nascita, hai resistito e ti sei costruita gli anticorpi. E’ con sollievo che ho scoperto altre donne ormai immuni che, come me, si chiedono, Se non ora quando? Se non noi, chi? Così diverse, ma con lo stesso bisogno di scendere in campo. Mi sono arruolata con loro, abbiamo fatto fronte comune. Abbiamo trovato ciò che ci unisce. Lo stare insieme è fatica, è tempo che sottrai al fluire ordinario del lavoro e della cura ma che, in gruppo, si espande, diviene gioia allo stato puro.
Il femminismo praticato è sorellanza.
E’ spirito di corpo che viene dalla militanza. E’ riconoscersi autentiche. E’ scavare per costruire insieme le fondamenta del futuro spendendo il tempo in riunioni, parole, petizioni, eventi e grandi marce di protesta. Siamo tutte insieme in una guerra che non ha fronti, è ovunque intorno a noi. E sappiamo che un mondo senza patriarcato non faremo in tempo a vederlo. Nella militanza puoi, al massimo, vincere piccole e grandi battaglie. Senza illuderci. Non è bastato alle donne conquistare il diritto al voto per sconfiggere il patriacarto. Non sono state sufficienti le conquiste del divorzio, dell’acceso allo studio, alle professioni, della scelta dell’aborto. Siamo ancora diseguali. Seconde di due.
E’ difficile combattere contro un mostro che non ha un corpo fisico ma è un germe invisibile che, parassita, serpeggia dentro di noi alimentandosi delle nostre paure, ancorato alle nostre certezze.
Pochissimi sono immuni dal virus del patriarcato, l’intera società composta da corpi si ammala, i sintomi sono evidenti. Impari a riconoscerli subito. Li vedi anche se non vuoi.
Come scrisse Virginia Woolf un secolo fa “bisognerebbe costruire una società di donne che si riconoscono estranee al mondo eretto su modelli maschili.” Noi, al massimo, invece, riusciamo a percorrere strade di emancipazione, a coprire le falle, a guadagnare postazioni, ad arginare le violenze. Due binari, la stessa meta: il femminismo della differenza.
L’unica certezza, quando hai intrapreso questa strada, è il grande dono della sorellanza. Perché sorelle si diventa.
Se non ora, quando? Se non noi, chi?
Testo scritto a più mani da ‘sorelle’ di Se non ora, quando?
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