Dal summer love al grande amore, all’uomo da sposare, ma alla fine di questo racconto Lorella Marini non ha dubbi: “Io dormo da sola”
Il tuo guaio è che sei intelligente, non sei bona e nemmeno zoccola, mi dice sempre il mio amico Guido. Secondo la sua illuminata teoria, per trovarsi un maschio, una femmina necessita di basso QI, misure standard da bonazzona ed elevata tendenza alla zoccolaggine. Sarà…
Vengo da famiglia timorata di Dio e la mia cattolicissima formazione ha segnato la mia infanzia e adolescenza. Da ragazzina, al ginnasio, portavo il grembiule nero, passavo i pomeriggi a studiare e non uscivo mai di casa. La domenica tutta la sacra famiglia andava alla Messa in processione. Non era previsto l’esonero; si andava e basta, zitti e buoni.
Ricordo ancora la mia prima comunione col vestitino bianco da monachella. Ricordo la paura che avevo di toccare l’ostia con i denti e l’ossessione del peccato. E peccato, si sa, è sinonimo di sesso. Per quanto cercassi dentro di me, non riuscivo a trovare granché, ma la paura restava, specialmente quando ti inginocchiavi nel confessionale e ascoltavi la voce inquisitoria del prete. Per fortuna, alla fine dell’ordalia, la punizione era sempre la stessa: niente fiamme infernali, ma un Pater Noster e quattro Ave Maria.
Il primo bacio
Il mio primo bacio l’ho dato a un ragazzo bellissimo e simpatico, incredula e riconoscente che volesse proprio me. Si chiamava Giorgio e abitava fuori, non ricordo dove esattamente. Trascorse l’estate a Perugia dai nonni e ci vedemmo quasi tutti i giorni. Fu summer love, niente di più, ma lo ricordo ancora con piacere, forse perché è uno dei pochi che non si è comportato da stronzo o vigliacco con me.
Il mio primo rapporto serio l’ho avuto a 20 anni con un montato di nome Riccardo. Se ci ripenso ora, non capisco proprio che mai ci avrò trovato in lui. Prima di tutto era biondo – e a me i biondi non piacciono – poi aveva quel modo di parlare compiaciuto di sé che mi suscita fastidio o ilarità. Oggi sono spietata con questo tipo di maschi e li faccio a pezzettini in cinque minuti, ma allora non ero ancora molto arguta e vedevo le persone in modo incerto e deformato. Così Riccardo mi sembrava bello, intelligente e pazzo di me. Bello e intelligente non era sicuro, quanto al pazzo di me, faceva finta di esserlo. Una volta, verso la fine della nostra relazione ha inscenato un bel suicidio. Sono entrata a casa sua e, nell’atrio, sopra un mobiletto, ho trovato una pistola e un bigliettino scritto di suo pugno: Amore mio infinito, la mia vita non ha più senso senza di te. Addio.
Adesso lo sghignazzo nasce spontaneo, ma allora, giovane e inesperta com’ero, la messinscena ha avuto effetto. Giù pianti e promesse di amore eterno, con condimento di baci e abbracci appassionati. Con lui ho pure fatto l’amore; beh, niente di rimarchevole se non che, ho saputo poi, se ne è vantato con gli amici. Lo stronzo! Per farla breve, dopo un paio d’anni circa, l’ho piantato. Non ne potevo più della sua sicumera e, preso il coraggio a quattro mani, gli ho detto quello che pensavo di lui.
L’amore della mia vita
Dopo un paio d’anni, ho incontrato Gianni, il grande amore della mia vita. Qui ci starebbe bene la solita chiosa E vissero felici e contenti. E invece… niente lieto fine, nemmeno qui.
Gianni era bello, alto, moro e intelligente. Un po’ ingenuo, forse e mi piaceva anche per questo. E poi aveva degli ideali, dei valori, sia in campo religioso che in campo politico. Era cattolico fervente e comunista. Predicava bene e razzolava bene, era una bella persona coerente. Ma non voleva fare l’amore con me perché concepiva il sesso solo nel matrimonio. Quando ci saremmo sposati… allora giù, sesso selvaggio!
Questa cosa mi spiazzava e mi irritava al tempo stesso; la trovavo l’unica pecca nella sua storia personale di coerenza. Anche perché, essendo fatto di carne anche lui, tutto il resto, i particolari ve li risparmio, gli andava bene. Delle due l’una – pensavo – o si rinuncia al sesso interamente o lo si vive fino in fondo, sposati o non sposati. Le vie di mezzo mi sembravano sottili sillogismi da preti vescovi e papi.
Siamo stati insieme tre anni, in cui abbiamo condiviso pensieri, svago, momenti difficili e altri bellissimi. Era il mio compagno, il mio confidente, il mio amico, mio fratello. Il mio tutto. Amore assoluto, totale, intenso. Come capita una sola volta nella vita, perlomeno così dicono.
Beh, anche questo, però, è finito nel peggiore dei modi. Gianni, oltre che bello e pieno di valori, era intelligente e capace. Era laureato in Fisica col massimo dei voti ed aveva inviato CV un po’ dappertutto in Europa. Era uno che volava alto. Insomma, per farvela breve, lo volevano al CERN di Ginevra, non è mica uno scherzo il CERN. Rinunciare non era contemplato e io stessa non avrei mai voluto che lo facesse. Solo che voleva sposarsi subito e poi partire con me.
Beh, io qui ho esitato. Non perché non lo amassi abbastanza; anzi, sentivo proprio che era lui l’uomo della mia vita, ma perché volevo terminare gli studi, trovarmi una dimensione lavorativa e solo successivamente sposarmi. Per me il matrimonio era un po’ uno spauracchio – con tutta quella storia del sacramento e del per sempre – e avevo bisogno di tempo per metabolizzare l’idea. La mia proposta era che lui se ne andasse a Ginevra e io restassi a Perugia il tempo necessario per dare gli ultimi due esami e completare la tesi. Si trattava di aspettare ancora un anno, al massimo due, niente di più.
Apriti cielo!
E invece…apriti cielo. L’ha presa proprio male, come se non lo amassi abbastanza o non credessi in noi, nel nostro futuro, nei nostri sogni insieme. Oggi, col senno di poi, ogni tanto un diavoletto mi fa pensare che forse s’era stufato delle pomiciate e del petting spinto e voleva tutto e subito, essendo anche lui, dopo tutto, un maschio sano e sanamente voglioso…
Ma in realtà credo che il motivo principale della sua rabbia fosse legato proprio al suo essere idealista. Come? Lui credeva in noi fino in fondo, senza esitazioni, senza se e senza ma, e io mi preoccupavo di terminare gli studi! Era o non era lui l’amore della mia vita? E io mi bloccavo per un paio di esamini e per una stupida tesi in linguistica? Ho sclerato, lo ammetto. Gli ho detto che era un porco maschilista come tutti, che pensava solo alla sua, di carriera, e che io per lui ero solo un passatempo, il riposo del guerriero dopo la battaglia, l’angelo del focolare che non volevo essere.
Non la prese affatto bene. Con gli idealisti, il guaio è che non riescono mai a vedere le sfumature e l’estremismo della giovinezza ci mette del suo. Partì senza salutarmi e non mi cercò più. Né io, d’altro canto, lo cercai.
L’orologio biologico
Archiviato Gianni con grandissima sofferenza, ho terminato gli studi e trovato subito lavoro in un agenzia di import-export con gli USA. Ho viaggiato, in quegli anni, e conosciuto molta gente, anche uomini con cui ho avuto qualche breve storiella subito abortita. I 30 anni, però, sono arrivati presto e ho cominciato a sentire l’orologio biologico. Tic-tac, tic-tac, tic-tac…Col senno di poi riesco chiaramente a vedere che il motivo principale per cui ho sposato Nicola è stata la paura di restare sola e la voglia di avere dei figli.
Nicola era impiegato in banca, di bell’ aspetto, moderatamente simpatico e gradevole. Non aveva elevati ideali, ma sembrava solido e concreto. Uno con cui costruirci la vita insieme, farci dei figli, comprarci una casa, insomma. Intorno ai 30 anni pensi di aver raggiunto la saggezza e cominci ad avere desideri di stabilità; la giovinezza con i suoi slanci e ideali, per quanto temporalmente vicina, sembra molto lontana emotivamente. Poi, visto come erano andate le cose con Gianni, avevo deciso che degli idealisti ne avevo piene le tasche. Volevo fermarmi, vivere come tutti, sembrare normale. Per farla breve, l’ho sposato.
Cosa ci trova la gente nel matrimonio?
Ho resistito dieci anni di noia abbrutente. Non so che ci trovi la gente nel matrimonio, eppure alla fine tutti ci sbattono le corna. Che ricordi ho di noi? Brevi flash di serate a cena con la TV accesa e scarsa conversazione, mescolanze di cattivi odori e cattivi umori e condivisione di noiosi compiti domestici. Analizzando bene le cose, però, non è stato semplicemente il matrimonio in sé, ma proprio la scelta che non ha funzionato. Nicola era un omino come tanti, uno che la domenica se ne andava al bar e la sera sprofondava lo stanco deretano sul divano in attesa del programma preferito, una ridicola partita di calcio.
Dopo Nicola, ho avuto qualche altra breve storiella, ma niente di significativo. Anche perché, nel frattempo, il mio sguardo e la mia lingua sono diventati affilatissimi e, si sa, ne ferisce più la lingua che la spada.
Gli uomini al supermercato
Oggi, per esempio, mentre facevo spesa al supermercato, ho passato in rassegna più o meno tutti i maschi di mezza età che incontravo. Ho individuato un pelato basso e grassoccio con il golfino blu spolverato di forfora, uno tutto rileccato in giacca e cravatta col braccialino al polso e la faccia da scemo, uno con l’aspetto di un pappone e uno che è entrato al supermercato dopo aver lanciato un mirato sputacchio proprio all’ingresso. Dopo un po’, ho smesso di guardare. Ne va della mia salute mentale.
Ho molte care amiche o conoscenti sposate, pressoché tutte. Ma non le invidio nemmeno un po’. La maggior parte di loro non è contenta, si lamenta di indifferenza e insensibilità. Tutte hanno accettato compromessi pesanti pur di andare avanti. Ma di andare dove? – mi chiedo. Dritti verso la fossa senza aver mai vissuto.
Io vivo con i miei due figli. Senza un uomo. Non ne ho alcun bisogno. Del sesso posso fare a meno, mi mantengo da sola, me la cavo con tutte le incombenze burocratiche, mi lavo la macchina e toso il pratino. Se un rubinetto si intasa, lo svito e lo ripulisco. E quando la situazione è seria, chiamo l’idraulico. Quando vado a dormire, non devo fingere di avere il mal di testa e non devo sopportare la visione di un maschio col pigiama a righe che sbadiglia a fauci spalancate e russa tutta la notte.
Perché, se non l’avete capito, io dormo da sola.
Lorella Marini è nata a Perugia nel 1959. Fin dall’adolescenza, ha sempre avuto una viva passione per la letteratura e per la scrittura di narrativa. Negli anni, ha partecipato a numerosi concorsi letterari e pubblicato racconti in raccolte di narratori esordienti. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, un libello satirico dal titolo I Viaggi di Esse che è stato tradotto in inglese in formato e-book col titolo Silvio’s Travels. Sempre nel 2014, ha tradotto dall’inglese il romanzo storico The Virgin and the Griffin, scritto dalla giornalista canadese Sandra Cordon. Nel 2019 ha pubblicato Paranoid Android, una storia che ama molto perché parla di scuola, amicizia e di passione per la cultura.
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