“Cara West che somara che sei” scrive Virginia Woolf all’amante Vita Sackville il 7 agosto (1927): “Ci vorranno notti e giorni tutti dedicati a me, per tenermi soggiogata al tuo potere”. Lettura per il ciclo ‘Leggi sempre a mezzanotte’
Nel maggio del 1927 Virginia Woolf e Vita Sackville West, dopo i rispetti viaggi, la prima a Cipro e in Italia, la seconda a Teheran, tornano ad incontrarsi in Inghilterra. Le loro lettere sono piene d’amore, di passione, di ironia, di racconti su aspetti della vita quotidiana. Vita ha letto ‘Gita al faro’, romanzo di Virginia, di cui si definisce “abbagliata e stregata”, parla di un “numero di giocoleria con le scintille colorate di un fuoco d’artificio”. Virginia si dice “sollevata” dall’entusiasmo di Vita, a sua volta scrittrice.
Nelle lettere seguenti parlano di incontri notturni. E poi, il 4 agosto, Virginia definisce Vita “una somara” e afferma“Ci vorranno notti e giorni tutti dedicati a me, per tenermi soggiogata al tuo potere”. A renderci l’emozione di questa lettera, per il ciclo ‘Leggi sempre a mezzanotte’, è l’attrice Federica Leuci.
Virginia a Vita
domenica [7 agosto 1927] Monk’s House
“Musha-i-djabah-dal-imam- Che interpretato significa, Cara-West-che-somara-che-sei-, tutte le mie lettere in futuro saranno indirizzate al cane Pippin, visto che chiaramente tu non sai leggere. «Sento dalla tua lettera che qualcosa non va». Che vuoi dire? Era la più bella, la più affettuosa, la più tenera lettera del mondo: forse ero un po’ seccata di non averti visto, ma dopo tutto a te va bene così, no? O col tuo meraviglioso intuito di poeta hai scoperto quello che ho cercato di tenerti nascosto? Che si è innamorato di me un uomo col naso aquilino, un buon patrimonio, una moglie titolata, e arredi a seguire. Si è proposto il giorno prima che partissi, e a conferma ho una lettera. Che cosa vuoi che faccia? Ero così turbata che sono arrossita come una quindicenne. È stato quando mi ha visto con tanto di cappello e di cappotto nero che è successo, ha detto; poi è arrivata la Colefax, e ci ha sorpresi. Così, come vedi, ci vorranno notti e giorni tutti dedicati a me, per tenermi soggiogata al tuo potere, non basterà che mi solletichi con la punta delle dita come faresti con una trota. Devi dedicarti a me completamente per incantarmi ogni secondo. Sì, giovedì, carissima; ma prima delle 5 ti prego. Alle 4. Così ti vedrà Leonard (che vuole vederti) e lo accompagniamo in macchina a Lewes. Vieni a pranzo a Charleston venerdì? Di’ sì o no. Non ho promesso niente. Una cosa – anzi due – anzi di più. Primo, che indicibile canaglia sei stata con la cipria: ti ho chiesto io di darmene una scatola? No. E non è la prima volta che me ne lamento. Giusto, l’ho versata quasi tutta sul pavimento di Ethel – ma non ti chiederò mai più niente, eccetto ora che ti chiedo – potresti portare la macchina fotografica e scattarmi 3 o 4 istantanee (te le pago 2 scellini e mezzo l’una) che si possano stampare (te le pago 6 pence la coppia) e spedire a Mr Blanche, che sta scrivendo un articolo intitolato Un’ora con Virginia Woolf e vuole un bel ritratto inedito per rafforzare le sue affermazioni? Te ne sarei infinitamente grata. È l’ultima volta. È un’ottima idea avere da fare un lavoro semplice come la biografia di Aphra Behn per tenere in moto la macchina: perché così l’altra parte del cervello può riposare e formare piccole pepite d’oro, gocce di perla: la tua solitudine. Lo dedicherai a me? O a Dotty? O a una certa ostrica lasciva? A proposito, Miss Valerie Taylor è andata a vivere nell’appartamento di Clive, così stanno le cose, per dirlo poeticamente – quanto a Clive sembra un po’ sbattuto e mangia un pane che si chiama Vita per mantenersi in linea. Allora a giovedì alle 4, carissima-Mishka-na-y-ralt-ta-vera. Non ti sfugge il significato, vero?
Virginia
Rimani anche venerdì – se puoi: sarò sola fino alle 7. Perché il tuo amico Hugh Walpole ha istigato Ellen Glasgow contro di me, e chi è Ellen Glasgow? Porta Pippin.”
Le letture delle lettere sono tratte dal libro, uscito nel 2019, ‘Scrivi sempre a mezzanotte, Lettere d’amore e desiderio’ (Donzelli editore) in cui Elena Munafò ha curato una selezione inedita di 136 lettere che Virginia e Vita si scambiarono tra il 1922 e il 1941. Le lettere di Virginia sono tradotte da Nadia Fusini, che cura il saggio introduttivo del volume.
Federica Leuci è nata a Chivasso l’1 giugno 1998. Dal 2017 studia Culture e Letterature del Mondo Moderno all’Università degli studi di Torino. Nel 2018 ha conseguito l’attestato in recitazione presso la Fondazione Teatro Nuovo Torino e attualmente collabora con la compagnia di teatro antico Hetairos. Suona il pianoforte e studia canto. Il suo blog: Arte Distratta-Non sono importanti le parole, ma le (distr)azioni
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